4 PASSI NELLE VIGNE METROPOLITANE DI SIENA

di Cristian

Il nostro itinerario delle vigne metropolitane questa volta ci porta a Siena, una città famosa nel mondo per la sua storia, le chiese, i monumenti ed i suoi palazzi, ma anche per il suo vino proveniente dalle splendide colline che ne caratterizzano il territorio provinciale.

Paesi come Montalcino, Montepulciano, San Gimignano, ed altri del Chiantigiano senese, costituiscono il patrimonio vitivinicolo senese e sono i luoghi da cui provengono alcuni tra i vini più famosi al mondo. Ma da una decina di anni si è ri-scoperta un’antica usanza, condotta all’interno della cinta muraria che racchiude il centro storico di Siena: la coltivazione della vite, presso i piccoli orti oggi ancora presenti e che hanno resistito allo scorrere del tempo.

Quella di coltivare la vite all’interno dell’urbe senese è un’abitudine di lunga data, documentata negli archivi comunali e degli enti religiosi, nonché nel maestoso affresco presente nel Palazzo Pubblico di Siena rappresentante il Buon Governo, datato metà XIV secolo.

Un imponente lavoro di recupero dei vitigni storici coltivati nel centro storico è la base su cui è nato nel 2008 Senarum Vinea, progetto con cui le istituzioni cittadine si sono impegnate per dare a Siena il suo vino cittadino.

La ricerca si è svolta a partire dagli orti rimasti nel centro cittadino, perlopiù privati, ma anche nei conventi, nei terreni appartenenti a enti religiosi e nelle contrade. Uno studio a tappeto utile per riportare alla luce quante più varietà possibile.

Il progetto ha fondamentalmente due obiettivi: salvaguardare la biodiversità dei vitigni riscoperti a rischio estinzione, e produrre il “vino di Siena” in grado di rappresentare l’identità enoica della città.

Riguardo al primo obiettivo, vi è da sottolineare quanto il recupero delle varietà storicamente presenti nel territorio cittadino abbia dato eccellenti risultati; infatti, quasi a sottolineare una vocazione urbana alla viticoltura, sono stati riscoperti una ventina di vitigni di matrice diversa, reperiti nell’area urbana di Siena e nelle sue vicinanze.

Gorgottesco, Tenerone, Salamanna, Prugnolo gentile, Rossone, Mammolo, ma anche Giacché, Pisciona, Uva vecchia bianca sono alcuni tra i vitigni recuperati dall’abbandono grazie alla ricerca effettuata dall’Università di Siena e dall’Istituto Agrario “Bettino Ricasoli” di Siena.

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Alcune di loro sono state impiantate nei vigneti dell’Azienda Agricola Castel di Pugna, poco distante dal centro di Siena, ed al momento sono in fase di microvinificazione, per accertarne la fattibilità e successivamente poterne ricavare il giusto assemblaggio.

Il secondo obiettivo, ovvero la produzione di un vino cittadino e, perché no, l’ottenimento di una DOC specifica, vede per ora un solo vino prodotto, il Passito degli Etruschi, ottenuto con le uve bianche cittadine vendemmiate tre anni fa nei vigneti di Castel di Pugna.

Ovviamente questa parte del progetto va di pari passo con quella eno-turistica, perché il vino è giusto farlo vivere da vicino, specie se contestualizzato in un ambiente così diverso da come siamo abituati. Per questo motivo, è stato pensato un percorso di eno-trekking cittadino, con cui è possibile visitare le aree reimpiantate ed attrezzate per il turismo. 

Allo stato attuale delle cose, sono cinque i punti in cui è possibile visitare i vigneti metropolitani di Siena: la basilica di San Domenico e il suo orto conventuale, la fonte di Fontebranda, l’ex Ospedale Santa Maria della Scala, il Palazzo Comunale e, infine, l’Orto de’ Pecci con la visita al campo di conservazione dei vitigni storici della città e all’orto medievale.

Ogni tappa è corredata di pannello con QR-code che rimanda alla spiegazione del luogo e la relativa storia.

Ognuna di queste tappe è parte di un percorso di eno-trekking urbano che include anche soste di degustazione che conducono alla scoperta di vigneti storici e forme tradizionali di coltivazione della vite negli spazi verdi interni a Siena e fuori delle mura.

Le vigne metropolitane di Siena sono parte di un nutrito gruppo di “sorelle” europee riunite sotto l’emblematico nome UVA, acronimo di Urban Vineyards Association.

Questa giovane associazione, ideata e presieduta da Luca Balbiano, è riuscita a mettere insieme le vigne di Torino (di cui Balbiano è rappresentante), Milano, Venezia, Siena, Napoli e Palermo in Italia, e Parigi, Lione e Avignone in Francia.


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Lo scopo dell’Associazione è la tutela e promozione del territorio viticolo proprio di ciascuna metropoli, congiuntamente al recupero delle attività e dei vitigni storicamente presenti in zona.

Un movimento che testimonia la vocazione dei territori urbani alla viticoltura, alternativi alla campagna, quest’ultima solitamente associata ai lavori contadini. Un modo per guardare le città con un occhio diverso, scoprendone i luoghi in cui regna quel lavoro manuale tipico della campagna, in simbiosi con i ritmi della natura. Un ritmo a cui, purtroppo, ci siamo disabituati, specialmente nella vita cittadina.

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