La vendemmia era già iniziata da qualche giorno quando abbiamo visitato l’azienda vitivinicola Tenuta di Ghizzano; l’atmosfera era quella magica tipica di questi momenti, quando l’attesa di un anno finalmente termina ed inizia il duro lavoro in vigna.
Siamo sulle Colline Pisane, nell’antico borgo di Ghizzano nel comune di Peccioli, dove la famiglia Venerosi Pesciolini, fondatrice dell’azienda, vive sin dall’ottavo secolo, quando Nambrot, il capostipite e Cavaliere di Carlo Magno, giunse nel piccolo borgo toscano dando il via ad una lunga dinastia che perdura ancora oggi.
Curiosamente, se potessimo fare un viaggio nel tempo ancora più indietro, magari a qualche milione di anni fa, da queste parti troveremmo il mare. Questa presenza è testimoniata da un terreno costituito da sabbie argillose più o meno calcaree ma soprattutto da resti di fossili marini, soprattutto conchiglie.
Oggi invece sono solo dolci e morbide colline verdi, dove ai borghi come Ghizzano si alternano boschi, uliveti e le splendide geometrie dei vigneti.
La storia vitivinicola di Tenuta di Ghizzano vede un punto di svolta negli anni ottanta del ‘900, quando il Conte Pierfrancesco Venerosi Pesciolini alza il livello qualitativo dell’azienda dando vita al Veneroso, dedicato al loro antenato Veneroso Venerosi, che per primo si dedicò alla coltivazione della vite.
La Storia dunque (quella con la S maiuscola, che parla di fatti e vicende avvenute nei secoli) alla Tenuta di Ghizzano di certo non manca. Ma quello che ci ha colpito è la modernità del loro agire, guidato da una filosofia che trae spunto sì dal passato ma che dal passato si è affrancata ed anzi, lo utilizza per vivere e lavorare meglio nel presente.
Parliamo infatti di un’azienda certificata biologica (dal 2008) e biodinamica (dal 2018), attestati entrambi ottenuti grazie ad un lavoro attento e costante in grado di rendere il terreno vivo e vitale, in grado di fornire alla pianta le sostanze necessarie per crescere e difendersi dagli attacchi esterni.
Ma, a parere nostro, al di là dell’importanza che ricoprono, non sono solo i certificati a fare un’azienda virtuosa. Come dicevamo prima è il loro agire, quello che fanno in vigna prima ed in cantina poi, a determinarne l’oggettiva qualità.
Uno degli aspetti che qui abbiamo riscontrato e che ci piace sottolineare è il rispetto dei ritmi della natura; quelli che a noi umani, abituati alla frenesia, sono poco congeniali e che con fatica riusciamo ad accettare.
I 18 ettari di terreno vitato sono tutti coltivati a regime biodinamico, mentre nei restanti – in totale l’azienda possiede circa 350 ettari – vi sono oliveti, cereali, boschi e pioppeti in grado di garantire una biodiversità utile nella gestione di un territorio così vasto.
È stata Ginevra, figlia del Conte Pierfrancesco a dare all’azienda la spinta necessaria verso una filosofia aderente a questi principi naturalistici. È lei, oggi, l’anima dell’azienda, che cura la parte agronomica e commerciale della Tenuta.
Parlare con Ginevra significa entrare a fondo nella materia “vitivinicoltura”: attenta ai dettagli che una vigna a volte nasconde ed altre rivela; consapevole dei rischi e delle opportunità legate a nuove metodologie; capace di intuire ed analizzare con precisione il particolare momento che sta attraversando il mondo del vino.
La gamma di produzione comprende cinque etichette, contraddistinte da un nome maschile ed un vino che parla un linguaggio tutto femminile, dimostrando un carattere deciso ed al contempo una morbidezza che si manifesta al palato, risultato del lavoro di una mano sapiente ed amorevole.
La filosofia dell’azienda è chiaramente riscontrabile nelle etichette che vi si producono: IlGhizzano bianco e rosso, il Veneroso, il Nambrot ed il passito San Germano sono vini che parlano del terreno, dell’annata e delle mani che li hanno fatti.
Eleganti ed al tempo stesso con una spiccata personalità: sorprendenti come IlGhizzano bianco e beverini come IlGhizzano rosso, semplicemente complessi come il Veneroso e potenti come il Nambrot.
A queste etichette se ne aggiungerà un’altra l’anno prossimo, nel 2021, che vedrà protagonista il Sangiovese affinato nientemeno che in un’anfora in cocciopesto, una tecnica già in uso nell’antica Roma e che prevede l’utilizzo di materiali di derivazione edilizia, sabbia, legante cementizio, fibre di rinforzo e acqua.
Il cocciopesto offre una notevole impermeabilità, e può essere usato nella vinificazione con vantaggi indubbi sia sotto il profilo del comportamento del contenitore rispetto al contenuto, grazie alla caratteristica porosità del materiale che garantisce un’ottima micro-ossigenazione, sia sotto il profilo della durabilità.
Ma andiamo a conoscere questi vini un po’ più da vicino, attraverso la degustazione svolta durante la visita, e che si può effettuare previa prenotazione (al fondo tutte le info).
La Degustazione
Abbiamo iniziato con i due vini che si possono definire entry level, ovvero quella categoria di vini che, sulla carta, sono di più facile beva e che è preferibile consumare giovani.
IlGhizzano bianco, l’ultimo nato della casa, è un vino costituito da uve 50% vermentino, 30% Trebbiano, 20% Malvasia Bianca. Parliamo di tre varietà presenti sul suolo toscano da molto tempo, e che sulle colline pisane, in quel terreno sabbioso ricco di minerali e fossili, hanno trovato il loro habitat ideale.
Una lunga macerazione per la Malvasia Bianca ed il Trebbiano dona al vino un colore giallo leggermente dorato, brillante; all’olfatto si sentono note floreali di fiori d’arancio ed erbe aromatiche; al palato presenta una buona acidità e sapidità, controbilanciate da una certa morbidezza al palato che rende IlGhizzano un vino bianco molto interessante.
IlGhizzano rosso è un Sangiovese con una piccola percentuale di Merlot, provenienti prevalentemente dai vigneti più giovani. È un vino rosso che si fa apprezzare nei primi anni di vita, quando è in grado di esprimersi al massimo.
Il colore è un rosso rubino violaceo che anticipa un vino fresco, non molto strutturato e che fa di questa sua caratteristica il punto di forza; al naso si sente la frutta rossa, ciliegie, ed un accenno di note più evolute, come la liquirizia; palato come dicevamo fresco, piacevolmente pungente.
Il Veneroso è IL vino aziendale. Nasce nel 1985 e da allora è quello che rappresenta Tenute di Ghizzano in giro per il mondo. È un Sangiovese al 70% con il restante di Cabernet Sauvignon, mix capace di sfoderare un carattere unico.
Parliamo di un vino che affina per 16 mesi in botti di rovere francesi da 500 litri di 2°, 3°e 4° passaggio, motivo per cui all’assaggio il legno non si sente quasi, se non nelle note speziate e vanigliate tipiche di questo affinamento.
Colore rosso rubino intenso, con sfumature viola scuro; naso elegante di frutta rossa in confettura, pepe nero, vaniglia, cioccolato; palato morbido, caldo, con sentori retronasali leggermente amarognoli. Vino rotondo e piacevole ottenuto da un blend di Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot e che affina per 18 mesi in fusti di rovere francese da 225 lt di 1° 2° e 3° passaggio.
Concludiamo con il Nambrot, etichetta voluta da Ginevra e dedicata al capostipite della famiglia, il vino che racchiude un carattere bivalente, muscoloso e contemporaneamente morbido. Un vino che riempie la bocca ma non la satura, il cui abbinamento richiede una sapiente attenzione, considerata la sua struttura importante ed il corpo robusto (ma è il bello di quest’arte, no?!).
Colore rosso granato, quasi impenetrabile; naso di spezie, pepe, tabacco, sentori di legno bagnato tipo sottobosco, funghi porcini; al palato ha una morbidezza che affascina, un tannino rotondo che stuzzica la lingua, una lunga persistenza ed una sensazione retro olfattiva dolce ma non stucchevole.
Anche in questo caso le Colline Pisane ci hanno entusiasmato, segno che quest’area per anni sottovalutata inizia a prendersi la sua rivincita, grazie a vignaioli come Ginevra Venerosi, attenti al territorio, rispettosi della natura e delle tradizioni e poco inclini seguire le mode.
In una parola, lungimiranti.
INFO
Tenuta di Ghizzano, Via della Chiesa, 4 – Ghizzano di Peccioli (Pisa)
Per prenotare la visita in cantina chiamare il numero: 0587 63009 o scrivere un’email a info@tenutadighizzano.com