IL ROSSESE DI DOLCEACQUA, IL VINO ROSSO SIMBOLO DELLA LIGURIA

di Cristian

È stata la prima DOC della Liguria (1972), e quella che oggi, forse, ha il maggior bisogno di essere rivalutata, per il gran lavoro che le cantine della zona stanno facendo.

Stiamo parlando del Rossese di Dolceacqua, una denominazione prodotta nel ponente ligure, precisamente tra la Val Nervia e la Val Verbone in provincia di Imperia, un territorio di media collina posto ad un’altitudine compresa tra i 300 ed i 600 metri slm.

Il Rossese di Dolceacqua è un vitigno coltivato ad alberello, tipico della tradizione mediterranea, cosicché la chioma della pianta d’estate ombreggi le parti sottostanti, e quindi la radice, proteggendoli dai raggi del sole delle ore più calde.

I vigneti sono posti in zone impervie, dove tutte le operazioni indispensabili al mantenimento del vitigno e la vendemmia sono obbligatoriamente manuali. La difficoltà del lavoro in vigna purtroppo ha comportato spesso il rischio di abbandono di zone del vigneto che richiedevano la sostituzione di piante arrivate ormai alla fine del ciclo produttivo.

Rischio che negli ultimi anni si sta lentamente attenuando, grazie al lavoro di cantine impegnate per non perdere un patrimonio viticolo importante per la zona e non solo.

LA STORIA DEL ROSSESE

Il Rossese di Dolceacqua ha una lunga storia, iniziata grazie alla famiglia Doria, l’antica famiglia nobiliare genovese. È nel corso del 1200 infatti che l’esercito dei Doria, di ritorno da una spedizione al fianco dell’alleato francese in Provenza, portò con con sé alcune barbatelle di una varietà tipica di quella regione, il Tibouren, che vennero piantate nella zona di Dolceacqua, in Val Nervia, dove i Doria avevano i loro vigneti.

Inizialmente il vino venne chiamato Roccese, da “roccia”, a sottolineare le difficoltà e il duro lavoro della viticoltura eroica ligure nel coltivare la vite in territori ripidi, “rocciosi” e complicati.

Solo molto più tardi venne modificato in Rossese, nome che fortemente richiama il suo caratteristico colore rosso rubino.

Tra gli estimatori del Rossese di Dolceacqua troviamo anche Napoleone Bonaparte, che durante la sua Campagna in Italia verso la fine del 1700 ebbe modo di fermarsi ospite dei Doria ed assaggiare questo loro vino.

Ne fu così colpito che decise di inviarne diverse botti a Parigi, in modo da poterlo gustare nuovamente una volta tornato in patria.

Il disciplinare del Dolceacqua prevede che venga ricavato da uve provenienti dal vitigno Rossese per almeno il 95%, mentre per il restante 5% si possono usare varietà coltivate nelle zone incluse nel disciplinare stesso.

LA DEGUSTAZIONE

L’etichetta che abbiamo scelto per degustare questa denominazione è il Dolceacqua Superiore DOC Poggio Pini 2008 di Tenuta Anfosso.

Tenuta Anfosso è una azienda giovane ma di antiche origini e tradizioni vitivinicole.

Poggio Pini è il vigneto nel comune di Soldano che verso la fine del 1800 venne reimpiantato da Giacomo Anfosso, bisnonno di Alessandro, l’attuale proprietario.

Radicati su forti pendenze, i vigneti sono disposti in fasce delimitate da muretti a secco (costruiti dal bisnonno di Alessandro) e possono vantare la presenza di piante anche molto vecchie, alcune datate 1888, che si presentano come autentici e bellissimi monumenti della natura.

Questo Dolceacqua Superiore Poggio Pini 2008 presenta un colore rosso rubino tendente al granato, dovuto all’invecchiamento.

La denominazione “superiore” è dovuta al maggiore affinamento rispetto alla versione base; stiamo infatti parlando di un anno in vasche di acciaio ed 8 mesi in bottiglia prima della commercializzazione.

Al naso è speziato, fruttato e tostato. Elegante, con profumi di frutta rossa come le more, le fragoline di bosco, gelso, tabacco e pepe bianco.

Al palato è morbido, e l’alcol è contrastato da una buona freschezza e da una discreta tannicità e sapidità, con un fondo amarognolo caratteristico del Rossese.

Un buon vino ed una denominazione tutta da scoprire, in una regione – la Liguria – forse non abbastanza considerata dal punto di vista enoico ma che in realtà ha sicuramente molto da offrire.

Dallo stesso argomento...